Lar Felicita

DOVE: Pemba, Mozambico
CHI: orfane e bambine a rischio sociale
SETTORE: educazione e formazione umana
OBIETTIVO: garantire le pari opportunità attraverso accoglienza ed istruzione
COSTO: 2017 primo sostegno € 500
PARTNER E FINANZIATORI: sostenuto da altri partner e da SOLE ha iniziato con un piccolo sostegno nel 2017 grazie alla generosità del gruppo di turisti responsabili di Viaggi e Miraggi. Questo primo aiuto è stato utilizzato per il sostegno alimentare. Contiamo di dare continuità al sostegno nel 2018 attraverso sostegno a distanza, bomboniere solidali e altre iniziative. Il Lar è gestito e diretto dalle Suore Discepole di Gesù eucaristico
DURATA: iniziato nel 2017/ in corso 
PERCHE’: raccontiamo attraverso le parole di Suor Marta, la responsabile del Lar il significato e gli obiettivi del LAR FELICITA’. Il Lar Maria do Refugio è stato pensato per sole ragazze, perché in Mozambico la principale causa di morte, tra ragazze dai 14 ai 18 anni, è il parto. Focalizzando l’attenzione sull’istruzione e la formazione femminile, non solo si evita un matrimonio prematuro, ma si dà la possibilità a queste ragazze di crescere rispettando i tempi della vita e coltivando studi e interessi. L’educazione infantile è affidata prevalentemente alla donna. Questo significa che l’istruzione femminile porta benefici diretti sullo sviluppo socio-economico del villaggio che può contare su donne, nonché educatrici e madri, più forti, istruite e in salute.
PROGETTO: Lar significa focolare, famiglia. È questo il significato racchiuso all’interno di quello che formalmente viene chiamato convitto, ma che è molto di più. Il Lar Felicità è a tutti gli effetti una famiglia, il cui obiettivo è quello di fornire un’educazione completa, attraverso cure amorevoli e un ambiente sereno.
Le suore, con il loro affetto materno, accolgono e crescono queste bambine, dando loro altre visioni e obiettivi che possono essere realizzati, amandole e formandole in un ambiente familiare.

Sono 25 le ragazze ospitate, tutte provenienti da situazioni socio-economiche gravi.
Tutto è iniziato quando abbiamo conosciuto due bambine (Maria e Cristina) che furono portate dal distretto dal loro fratello per frequentare la scuola; le ragazze rimanevano spesso sole a casa perché il fratello doveva lavorare per sostenerle. Quando ritornava dalla scuola, verso le 22.00, non riusciva a trovarle perché erano al mercato di quartiere insieme ad altri ragazzi. Il fratello ci chiese aiuto in quella situazione, preoccupato perché aveva già altre sorelle rimaste incinte all'età di 12 anni e non voleva lo stesso destino per Maria e Cristina.
Dopo esserci consultate abbiamo deciso di accoglierle e da allora la nostra casa e il nostro cuore si è aperto a queste realtà. Qui nella casa Alegria le ragazze sono amate e valorizzate. Imparano ad essere vere donne. Insegniamo a pulire, a cucinare, a prendersi cura di se stesse, l'igiene personale e della casa; a studiare e a prendersi cura a vicenda.
E così, amate, imparano ad amare.
Ecco alcune storie che vogliamo condividere.

 

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JULITA
Una ragazza di nome Julita, di circa 10 anni, bussò alla nostra porta. In realtà non conosciamo bene la sua età perché non ha documenti con sè.
Notammo subito nel suo sguardo il peso della sofferenza e dell'abbandono: quando aveva appena 4 anni, Julita, orfana di madre, venne abbandonata dal padre insieme a suo fratello di appena un anno e mezzo. Vennero accolti dalla nonna materna che però non era in grado moralmente e finanziariamente di crescerli, oltre al fatto che aveva altri 8 figli a cui badare e viveva da sola senza un marito.
La nonna bussò alla nostra porta con Julita, per chiederci aiuto nel procurarle i documenti e per vedere se potesse ricevere la pensione di uno dei suoi figli che lavorava come militare e che era morto poco tempo fa. La seguimmo in tutto il processo che alla fine non la portò a nulla visto non era la madre legittima ma la zia del defunto.
In una delle nostre conversazioni, la nonna ci disse che Julita sarebbe dovuta tornare al villaggio per procurarsi il cibo per tutta la famiglia. Ciò ci parve molto strano per una bambina di otto anni e perciò non la lasciammo andare.
Decidemmo di capire meglio le dinamiche familiari e dopo due ore su un bus, arrivammo a Ntutupue, il suo villaggio per scoprire la verità. Scoprimmo che Julita era venduta sessualmente per alcune monete in cambio con le quali forniva il sostentamento per la famiglia. Udita questa triste realtà decidemmo di prenderla con noi fino a quando non avremmo trovato una alternativa migliore.
Ora, dopo due anni la ragazza è diventata più vivace, gioca, corre, sorride e va a scuola; ogni giorno la vediamo rinascere e riprendersi la sua infanzia persa.

LUIZA
Luiza, 9 anni, ha iniziato a frequentare la scuola nonostante le difficoltà che ha con gli altri bambini.
Luiza è arrivata nella nostra comunità lo scorso anno accompagnata dal capo del padre che ci ha raccontato la sua storia: la madre di Luisa ha deciso di lasciare la casa quando la bambina aveva solo 4 anni, lasciando i 5 figli con il padre, per seguire un altro uomo. Il padre lavorava come guardia notturna e portava i figli a lavoro con lui; durante il giorno stavano dai vicini o in strada e durante la notte mentre guardava la casa del capo, dormivano su dei tappeti, nel cortile.
Vedendo quanto soffriva quella situazione Luiza, il capo del padre cercò di aiutarla e ci chiese di accoglierla nella nostra casa.
Da circa due anni è con noi, stiamo lentamente cercando di reinsegnarle tutti i valori umani perduti e oggi vediamo che gradualmente sta avanzando. La vita e il futuro hanno vinto e vinceranno sempre ...

Dopo aver incontrato queste e altre situazioni non potevamo rimanere indifferenti, perciò cominciammo a impegnarci in prima persona, diventando madri e educatori.
Dobbiamo insegnare loro a fare tutto ma soprattutto salvare la loro dignità di essere umani, la gioia del vivere e la speranza di un futuro migliore.

Ultima modifica il Venerdì, 05 June 2020 20:20
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